Chiesa di S.Antonio
Posizione

Cuore religioso e civico della comunità brenese, S. Antonio fu costruita nella prima metà del XIV secolo e trasformata nelle forme attuali nella seconda metà del secolo successivo.
Vi si svolgeva la cerimonia di investitura del Capitano di Valle, il cui palazzo sorgeva accanto alla chiesa.
La ristrutturazione quattrocentesca è testimoniata dal bel portale rinascimentale con lunetta affrescata.
L’interno, ad aula unica, è composto da tre campate con volte a crociera. L’aula conserva dipinti votivi tardo quattrocenteschi attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo e, sulla parete destra della prima campata, un prezioso affresco con Madonna e santi datato 1372. L’intradosso dell’arco trionfale presenta figure di profeti; sulla volta del presbiterio compaiono i quattro Evangelisti e i quattro Dottori della Chiesa, attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo. Le pareti del presbiterio furono invece affrescate, nel quarto decennio del XVI secolo, da Girolamo Romanino, che vi rappresentò scene tratte dal Libro di Daniele. La chiesa conserva inoltre, entro la preziosa cornice lignea originaria, la bella pala di Callisto Piazza (1526/29).
DA VEDERE
Portale rinascimentale; affresco con Madonna e santi datato 1372 e affreschi tardo quattrocenteschi attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo; nel presbiterio ciclo di Girolamo Romanino e pala d’altare di Callisto Piazza
NEI DINTORNI
Il borgo medievale, con le torri ed i palazzi; il Duomo di S. Salvatore, la chiesa di S. Maurizio, la chiesa di S. Maria al Ponte e la chiesa di S. Valentino; il CaMus - Museo Camuno; villa Gheza; piazza Ronchi; il castello; Nostalgia Club, il Museo d’Auto e Moto d’Epoca; il santuario di Minerva (località Spinera).
GLI AFFRESCHI DEL ROMANINO.
Gli affreschi posti sulle tre pareti del presbiterio furono eseguiti dal Romanino nella chiesa di Sant'Antonio con la collaborazione di Daniele Mori, che lo affiancò come aiuto anche nei lavori di Pisogne e diBienno. Essi sono ispirati da quella vena grottesca ed anticlassica che pervade con forza il percorso dell'artista in Valcamonica. Anch'essi hanno sofferto delle mutilazioni prodotte dal lungo periodo di degrado della chiesa: dell'importante ciclo realizzato per ricoprire interamente le tre pareti del presbiterio, solo le scene poste sulla parete destra si lasciano compiutamente riconoscere. Il tema iconografico che Romanino svolge (da connettersi verosimilmente alle qualità taumaturgiche di Sant'Antonio abate) è piuttosto insolito: esso si riferisce ad un episodio biblico tratto dal Libro di Daniele.
Tre giovani compagni del profeta, Sadràch, Mesàch e Abdènego, chiamati come lui alla corte del re assiro Nabucodonosor, si rifiutano di commettere apostasia e vengono condannati dal sovrano ad essere arsi vivi in una fornace.
«È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dei e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare? » [...] Ma [essi] risposero al re Nabucodònosor: «Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano[...].» (Daniele, 3)
L'affresco interpreta con grande sapienza narrativa lo svolgersi del racconto biblico. Sul lato destro vediamo i tre giovani israeliti trascinati da davanti al re assiro soldati in lucenti armature: essi hanno i tratti popolari, dolenti e ribelli, delle persone che soffrono dell'arroganza dei potenti. Poi vediamo i trombettieri – colti nel loro comico sforzo di soffiare quanto più possono nei loro strumenti - che chiamano tutti a prostrarsi dinnanzi alla statua d'oro; infine si assiste alla scena dei soldati uccisi dall'insopportabile calore riverberato all'esterno della fornace, mentre i tre compagni di Daniele vengono salvati da un angelo del Signore che allontana da loro le vampe della fornace.
Una balaustra è posta sopra la scena per riempire verso l'alto tutto lo spazio pittorico; essa è popolata da una variegata schiera di personaggi vocianti, che commentano quanto avviene sotto i loro sguardi, come a coinvolgere lo spettatore invitandolo ad entrare anch'egli nella scena. Romanino non esita a far uso di prospettive incongrue per catturare l'attenzione di chi guarda; una narrazione ricca di asprezze nordiche, che trasmette un forte senso drammatico, con brani in cui l'artista mostra tutto il suo talento di disegnatore (si veda ad esempio lo scorcio dei soldati uccisi dal calore) ed altri ispirati ad una sorta di compiacimento per i dettagli stravaganti.
«[Si osserva], nelle scene di Breno, la propensione a scuotere la trama narrativa del racconto con una sorprendente ricchezza di dettagli stravaganti, di inserti improvvisi che con la loro presenza determinano il carattere stesso degli affreschi, la loro connotazione profondamente eccentrica, come già aveva sottolineato Longhi [...] un tipo grifagno di drôleries diviene l'attore principale delle scene dipinte dal Romanino sui gioghi della Valcamonica, come [...] nella chiesetta gotica di Sant'Antonio a Breno» (F. Frangi, Il ciclo di Sant'Antonio nel percorso di Gerolamo Romanino, in AA.VV., Romanino in Sant'Antonio Abate a Breno, op cit. in bibliografia, p. 71-72)
La tavolozza del Romanino, con un'ampia gamma di grigi e di gialli, è capace di rincorrere le diverse vibrazione della luce che irrompe sulle scene del racconto. Impossibili da riconoscere con certezza, a causa delle mutilazioni subite, sono invece gli episodi che sono raffigurati sulla parete di fondo, ai due lati della grande pala del Piazza e sulla parete sinistra, in cui il registro inferiore è ormai ampiamente mutilato. L'impaginazione del racconto è analoga su tutte le pareti, con il registro inferiore dedicato alle scene di carattere sacro ed il registro superiore contraddistinto da architetture illusive che ospitano personaggi che guardano la scena e si scambiano tra loro concitate osservazioni.
L'idea è verosimilmente suggerita al Romanino – come già avvenuto per la Chiesa di Santa Maria della Neve a Pisogne - dalla esperienza teatrale delle sacre rappresentazioni, qui colte nella organizzazione registica che doveva essere curata dalle confraternite laicali che assistevano agli eventi[6]. È una interessante e per certi versi sorprendente carrellata di personaggi e di posture quella che si dispiega nei registri superiori (basta citare ad esempio, sulla parete sinistra, il ragazzo con lo sguardo beffardo seduto sul cornicione, con la gamba a penzoloni e l'indice teso che invita ad una maggior attenzione). Per quanto riguarda la parete di fondo, le finte architetture popolate dagli spettatori assumono esattamente la forma di un palcoscenico teatrale, con il loggiato sorretto da eleganti colonne nelle quali si svolgono gli eventi sacri. Tale architettura si dispiega ai due lati della pala del Piazza, sopra la quale Romanino rappresenta la figura del Padreterno circondato da angeli.
Le interpretazioni iconografiche proposte per tale parete riguardano prevalentemente scene della Passione di Gesù. Per l’episodio che si svolge tra le colonne della falsa architettura si è avanzata la ipotesi che si tratti dell''Ultima Cena (ma una diversa ipotesi vi vede due scene distinte: quella dell'Ultima Cena e quella del Cristo alla colonna). Un’altra congettura, legata alla idea che tutte le scene affrescate dal Romanino si riferiscano al "Libro di Daniele", vi legge il Convito di Baldassare e l'episodio del Giudizio di Daniele (mentre sulla parete sinistra sarebbe posta la vicenda diDaniele nella fossa dei leoni).
Molto arduo è avanzare ipotesi sugli affreschi della parete sinistra a causa della perdita della parte centrale della scena. Un'ipotesi è che si tratti dell'Ingresso di Cristo a Gerusalemme; una seconda vi vede due distinte scene della Passione: sulla destra, dove è posto un curioso gruppo di persone, si avrebbe l’episodio di Giuda che contrae il tradimento di Cristo e, sulla sinistra, la scena di Pilato che esce dal tribunale. Nel registro superiore, anziché semplici figure di astanti, qualcuno ha creduto di potervi leggere la scena di Cristo accusato dai Farisei davanti ai sacerdoti. fonte: wikipedia
(foto © Roberto Comensoli)